Eros, pathos, anthropos Gustave Flaubert è genio assoluto e a distanza di oltre un secolo e mezzo dalla sua prima apparizione, Salammbô non risente del tempo. È quello che fanno i classici. In Salammbô, romanzo storico ambientato nella Cartagine del III secolo avanti Cristo, al tempo della rivolta dei mercenari, c'è l'anthropos, tutto e senza censure, declinato nella chiave di lettura eterna dell'eros. E sempre sotto il vessillo dell'eros, stavolta antichissimo, ancestrale, si svolge la storia tra i due grandi protagonisti del romanzo storico di Flaubert. Eros che si intreccia a quello misterico e tabù degli dèi. Flaubert ha messo dieci anni solo per rifinirlo, ma ha scritto quello che forse è l'ultimo capolavoro autenticamente grecoromano. Fu pubblicato per la prima volta più di centocinquantacinque anni fa, nel 1862. E va assolutamente riletto, oggi più che mai nell'epoca in cui l'Europa, per ragioni di bassissima bottega, disconosce sé stessa e rinnega la sua anima. Quando si arriva all'ultima pagina, all'ultima riga, all'ultima solenne e fatale parola si sprofonda nella disperazione dell'abbandono. Veramente vuoi già andartene per sempre, maledetta Salammbô?
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