Il testo di Vito Labita, ispirato alla frase di Edoardo Bennato, evoca un forte senso di urgenza e difesa della diversità e della bellezza del mondo. Ogni punto sottolinea elementi da salvaguardare, dalle piccole cose quotidiane come i colori e i capelli, fino a questioni più ampie come l'ambiente e le relazioni umane. L’elenco, che passa da alimenti a paesi, culmina in un richiamo a una salvezza collettiva, suggerendo un desiderio di proteggere ciò che rende la vita ricca e significativa. La chiusura ironica sulla necessità di un “salvagente” per affrontare le difficoltà della società contemporanea è un colpo di genio, che invita a riflettere su chi realmente merita di essere salvato o abbandonato.