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Ho sempre pensato a Jean-Michel Basquiat come uno strano caso dove le idee artistiche si sono concentrate con una maturità “innaturale” in un periodo brevissimo di tempo. Molto spesso si parla di “periodo giovanile” e “maturità artistica”. Non è certamente valido per lui, che ha concentrato tutto in un punto dello spazio tempo e ha regalato al mondo se stesso. SAMO© è lo pseudonimo con il quale Basquiat si firmava insieme ad Al Diaz a New York tra il 1978 e il 1980. Graffiti, scritti, disegni, espressione spontanea di un disagio trasformato in arte senza mediazione. Il brano che ho…mehr

Produktbeschreibung
Ho sempre pensato a Jean-Michel Basquiat come uno strano caso dove le idee artistiche si sono concentrate con una maturità “innaturale” in un periodo brevissimo di tempo. Molto spesso si parla di “periodo giovanile” e “maturità artistica”. Non è certamente valido per lui, che ha concentrato tutto in un punto dello spazio tempo e ha regalato al mondo se stesso. SAMO© è lo pseudonimo con il quale Basquiat si firmava insieme ad Al Diaz a New York tra il 1978 e il 1980. Graffiti, scritti, disegni, espressione spontanea di un disagio trasformato in arte senza mediazione.
Il brano che ho composto cerca una scrittura diversa aggiungendo pentagrammi, rispetto a una tradizionale scrittura e parti improvvisate, cercando una linea sottile che esiste dentro l’interprete che affronta questa musica. Ho usato volontariamente molti simboli, ci sono due pagine di legenda, per non perdere l’interiorità, direi l’anima dell’esecutore e non imbrigliare la musica in una grafia tradizionale. Non ho cercato il gesto o lo stupore, lo stupore è momentaneo e una volta svanito non resta nulla. Ho invece indagato il limite di un’interpretazione scritta su uno strumento come La Soñada che oggi muove i suoi primi passi. L’uso dello slide rende molte parti liquide e volutamente improvvisate, rimanendo ancorati a un’idea di tensione sonora espressa con una grafica alternativa. Il finale é volutamente non risolto, con un pianissimo che continua nel vuoto, come se l’opera non avesse un finale definito. Jean-Michel Basquiat, nel mio immaginario, comincia a esistere quando ci dimentichiamo del tempo che ci inchioda al suolo. Nella sua opera non esiste nessun passato e nessun futuro, ma solo un presente che sembra essere cosi nitido da fermare i nostri orologi.
Parigi 29 Maggio 2023