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È sempre interessante e affascinante conoscere attraverso la storia i nostri antenati, che furono gli abitanti della bruzia Argentanum, ricordata da Tito Livio, e così chiamata dall’argento o dal lucente colore delle rocce. Essi combatterono con i Cartaginesi e quando videro che la seconda guerra punica «piegava alla fine» passarono al console Gneo Servilio Cepione (203 a. C.). Argentano subì il dominio romano e accettò la fede cristiana.Sostengono alcuni che il luogo, dopo la venuta di San Marco Evangelista, si chiamò Fanum S. Marci (dal latino fanum, tempio o luogo sacro). Diede i suoi…mehr

Produktbeschreibung
È sempre interessante e affascinante conoscere attraverso la storia i nostri antenati, che furono gli abitanti della bruzia Argentanum, ricordata da Tito Livio, e così chiamata dall’argento o dal lucente colore delle rocce. Essi combatterono con i Cartaginesi e quando videro che la seconda guerra punica «piegava alla fine» passarono al console Gneo Servilio Cepione (203 a. C.). Argentano subì il dominio romano e accettò la fede cristiana.Sostengono alcuni che il luogo, dopo la venuta di San Marco Evangelista, si chiamò Fanum S. Marci (dal latino fanum, tempio o luogo sacro). Diede i suoi Martiri come «primizie» della verità evangelica, come scrisse il cardinale Sirleto, che ricoprì la carica vescovile di San Marco.L’arrivo dei Normanni s’inserì in una precisa responsabilità dei Bizantini o Greci, che produssero aspre contese e persero i vantaggi acquisiti. Roberto il Guiscardo ricevette dal fratello Drogone il compito di conquistare tutta la Calabria. Stabilì la sua sede proprio nel castello fortificato di San Marco, in una posizione strategica sull’asse viario tra i due mari: Ionio e Tirreno.Chiamò il fratello Ruggero, che rafforzò il castro di Scalea, che si ribellò in preda alla disperazione e alla carestia del 1058. Roberto il Guiscardo, duca di Puglia e di Calabria, continuò le sue conquiste: cacciò dall’Italia i Bizantini, pose fine al principato longobardo di Salerno, dove mise la capitale, intervenne nella lotta delle investiture in aiuto del papa, organizzò l’amministrazione del suo Stato, si spinse in Oriente. Morì nel 1085 durantel’assedio di Cefalonia.Roberto il Guiscardo e la moglie Sichelgaita fondarono l’abbazia della Matina (dalla voce prelatina Matina, che significa altura), consacrata nel 1065, nella quale soggiornò, per un breve periodo, il papa Urbano II, che bandì poi la crociata, alla quale partecipò Marco detto per la sua gigantesca statura Boemondo.L’abbazia, dapprima benedettina, fu riformata e ricostruita dai Cistercensi, che rinnovarono l’agricoltura medievale e attuarono la loro esperienza religiosa riformatrice nella valle del Follone e del Crati, concedendo ospitalità ai monaci della Sambucina. La diocesi di San Marco ebbe anche origini normanne. I Normanni diedero inizio, perciò, ad un valido modello di civiltà europea.San Marco vanta d’essere stata annoverata, assieme a Melfi (in Basilicata), che fu capitale dei domini normanni in Puglia, Sessa (in Campania), antica capitale degli Aurunci, e Gravina di Puglia, fra i maggiori ducati del Regno di Napoli.Sul luogo di nascita, che è San Marco, dell’artista Pietro Negroni, non ci sono più dubbi, essendo stato trovato dal prof. Vincenzo Napolillo il documento coevo e inoppugnabile.L’opera: San Marco Argentano – La Matina e la Torre normanna di Vincenzo Napolillo è condotta sulla lezione metodologica di Pietro Dalena, Giuseppe Roma e Maurizio Paoletti, con scrupolosa documentazione ed esemplare limpidezza.L’Accademia di Cultura Mediterranea di “V. Selvaggi” esprime validi apprezzamenti al Prof. Napolillo la cui opera rivela non solo il patrimonio culturale di San Marco Argentano, ma soprattutto la qualità di storico acuto e preciso dell’autore.L’Accademia, inoltre, ringrazia il Sig. Alberto Termine (Sponsor) per la sua disponibilità e la sensibilità culturale verso il suo paese e si complimenta, con il suo segretario Rag. Franco Lombardo, per il vivo interesse a vantaggio e dell’Accademia e della storia della nostra città.Il Presidente dell’Accademia di Cultura Mediterranea “V.Selvaggi”Prof.ssa Olga Fiorillo Mulino