Un romanzo autobiografico nel quale si rispecchia la storia di un mondo levantino che ricorda i romanzi alessandrini di Lawrence Durrell. Una storia che comincia nel 1933, ad Asmara, in Eritrea, allora colonia italiana, dove Sansone nasce in una famiglia appartenente alla comunità ebraica. In un’atmosfera sospesa, dove gli echi di quanto avviene in Europa giungono attutiti e quasi privi di sostanza, dove eritrei, italiani, ebrei e arabi danno vita a un’umanità composita, dove le stagioni passano in quella che sembra un’eterna primavera, la famiglia Banin cresce, espande le proprie attività, stringe amicizie e accordi in tutto il mondo e attira inevitabilmente su di sé l’invidia di chi – senza altre frecce al proprio arco della discordia – punta il dito sul loro essere ebrei. La storia che arriverà fino ai nostri giorni scorre tra mille avventure in bilico tra sogno e realtà, amori, gelosie, tradimenti, incredibili successi e rovinose cadute, mentre l’occhio attento di Sansone, del più piccolo dei Banin, anche chiamando a raccolta memorie di famiglia, personali e collettive dell’intera comunità asmarina, registra lo scorrere di volti e situazioni in continuo divenire, dove i diversi componenti della famiglia devono districarsi da pericoli potenzialmente mortali e dove sulla scena irrompono personaggi incredibili di un passato dimenticato, dando vita a un potente affresco di un mondo che pochi ricordano e che molti hanno dimenticato. Un mondo esotico, affascinante, dove vizi e virtù della vicina Europa si declinano in modi del tutto inaspettati, dove i personaggi negativi danno libero sfogo alle loro più oscure perversioni e dove tutti gli altri – in quell’irripetibile spirito di frontiera, tra guerre di conquista, dittature e imperi coloniali – trovano la ragione della propria esistenza.