"Sarajevo… Si può avere nostalgia di un Paese che non c'è? E che ti fanno credere non ci sia mai stato. Si può avere nostalgia di una città che c'è, ma non è così come tu la ricordavi? E se me la fossi inventata, questa città? Forse c'è, ma è invisibile. Vive parallelamente alla città reale, ma ha un respiro diverso, più lento, più antico. Sicuramente più vero. Non mi piace arrivare in aereo, mi catapulta direttamente da qui a là, senza la necessaria preparazione. Invece ho bisogno di ritualità. Devo seguire un certo percorso collaudato dalla mia nostalgia. Mi piace arrivare a Sarajevo con l'autobus e quell'autobus mi piace prenderlo a Spalato, nella stazione che si trova proprio accanto al porto, dal quale sono appena uscita perché sono sbarcata da una nave, proveniente anch'essa da un altro porto, quello di Ancona, che ho raggiunto con un treno preso a Milano...". Dall'autrice de "La lingua di Ana", "Al di là del caos" e "E se Fuad avesse avuto la dinamite?", editi da Infinito edizioni.
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