In questi versi si trovano risonanze buddiste, ma anche alcuni echi dell'antica sapienza cristiana della Croce che vibrano attraverso questa voce insieme spoglia e preziosa, semplice e articolata attraverso sottili e segreti giochi di ritmo, di suono e di senso. In particolare, costruendo parole a incastro ("Scheggepetali", "caldubriaca", "accantodentro", "sovraetere" e così via), l'autrice richiama con una forza mai indulgente alle lusinghe del "bello stile", la sostanza molteplice del reale, quella legge dell'interdipendenza dei fenomeni che è uno dei pilastri portanti della filosofia buddista. Tutto rimanda a tutto: ciò che è fuori è dentro e viceversa; la felicità non è che un altro nome della fragilità, così come è vero il contrario; la pace si annida nel dolore accolto e abbandonato.Questa è la seconda opera pubblicata dall'autrice con ARPANet dopo "Il fango e il loto. Piccolo prontuario di riflessioni psico-buddiste ad uso quotidiano".