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Quello che viene erroneamente chiamato sciamanesimo sudamericano induce visioni e contatta esseri immateriali autoluminosi. Anche nello Dzogchen si inducono visioni e si contattano tali esseri, ma al fine che essi si autoliberino insieme all’illusione della nostra esistenza separata. Nella maggior parte dei sistemi “sciamanici” sudamericani, la realtà ordinaria è considerata illusoria e si accede a una realtà visionaria popolata da esseri che viene considerata la “vera” realtà. In questo modo, si è soggetti all’influenza di questi esseri, con i loro capricci. Anche nell’insegnamento Dzogchen e…mehr

Produktbeschreibung
Quello che viene erroneamente chiamato sciamanesimo sudamericano induce visioni e contatta esseri immateriali autoluminosi. Anche nello Dzogchen si inducono visioni e si contattano tali esseri, ma al fine che essi si autoliberino insieme all’illusione della nostra esistenza separata.
Nella maggior parte dei sistemi “sciamanici” sudamericani, la realtà ordinaria è considerata illusoria e si accede a una realtà visionaria popolata da esseri che viene considerata la “vera” realtà. In questo modo, si è soggetti all’influenza di questi esseri, con i loro capricci.
Anche nell’insegnamento Dzogchen e nella pratica associata del Chö(d) la realtà ordinaria è considerata illusoria e si accede a una “realtà visionaria”, ma si fa questo per dissolvere l’illusoria realtà di quest’ultima, degli esseri e delle entità della realtà ordinaria, e la nostra illusione di avere un’individualità separata.
In questo modo, scopriamo la nostra vera condizione di totale pienezza e perfezione (Dzogchen) e ci liberiamo da tutti gli influssi.
Unendo due concetti correlati nei fondamenti essenziali, il testo “Sciamanesimo e Dzogchen” ci porta dall’Età dell’Oro, in cui si alimentano i miti, ai particolari in cui si radica la dualità, mettendoci in guardia dalle confusioni su cui sembra basarsi lo sciamanesimo globalizzato e persino quello regionale: la credenza nell’esistenza sostanziale di entità demoniache o divine separate da chi le percepisce o al di là di forme-pensiero inconsistenti.
Questo colpo dello Sciamano Primordiale può risvegliare dall’ illusionismo dualistico, indurre l’esploratore della natura della realtà attraverso le piante - erroneamente chiamate enteogene - a scoprire che la chiarezza illimitata non può essere prodotta perché non dipende da nessuna condizione o sostanza ed è sempre presente con piccoli volumi di energia quotidiana o grandi volumi di energia rituale.
Imparare a lasciar andare fino a scoprire che tutto si autolibera spontaneamente, imparare a vedere fino a riconoscere che siamo la visione che tutto penetra e sorvola senza sforzo, sono indicazioni che ogni praticante deve ricordare e integrare al più presto.
Infine, nonostante gli errori percettivi accumulati attraverso i diversi suoni, canti, soli, epoche, lo sciamanesimo ci ricorda l’offerta continua, la reciprocità di una rete tutta vivente dove non c’è nulla che non sia abbracciato dalla compassione e lo sciamano può anche offrire la sua carne-sangue affinché tutto si nutra e torni all’equilibrio naturale.
Sì, in un’epoca così decadentemente egoista la voce dello Sciamano Primordiale ci introduce nuovamente alla visione dandoci fiducia e convinzione della nostra continua Comunione con tutto ciò che è percepito e al di là di ogni percezione. Lo Sciamano è un’offerta, lo Dzogchen è la visione di quest’offerta, che meraviglia che tutto questo possa avvenire proprio in questo istante.