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Si sta verificando un fenomeno impensabile fino a qualche anno fa: è l’agonia del neoliberismo. Tutti i suoi eccessi, tutte le sue ingiustizie, tutti i suoi disastri ne ribadiscono quotidianamente la dannosità. Si tratta di un’evidenza condivisa da tutti che il neoliberismo ci sta trascinando verso una rovina che è tanto sociale quanto ambientale, tanto etica quanto economica, tanto individuale quanto collettiva. Avremmo bisogno di una nuova organizzazione sociale, di nuove politiche economiche, di un ritorno ad un welfare state più giusto e più sensibile e che sappia farsi carico delle…mehr

Produktbeschreibung
Si sta verificando un fenomeno impensabile fino a qualche anno fa: è l’agonia del neoliberismo. Tutti i suoi eccessi, tutte le sue ingiustizie, tutti i suoi disastri ne ribadiscono quotidianamente la dannosità. Si tratta di un’evidenza condivisa da tutti che il neoliberismo ci sta trascinando verso una rovina che è tanto sociale quanto ambientale, tanto etica quanto economica, tanto individuale quanto collettiva. Avremmo bisogno di una nuova organizzazione sociale, di nuove politiche economiche, di un ritorno ad un welfare state più giusto e più sensibile e che sappia farsi carico delle questioni ecologiche e di una partecipazione più sentita dei cittadini alla vita pubblica. Questa melanconica nostalgia per le vecchie promesse mai mantenute di uno stato sociale sociale sono, appunto, solo delle nostalgie nocive. Nessuno stato sociale ci salverà dallo smisurato potere degli algoritmi, dalla totale mercificazione delle nostre vite da parte dell’industria digitale e da una “telesocialità” che contribuisce in modo sempre più radicale al nostro isolamento. Si tratta di processi che hanno generato nuovi tipi di assoggettamento, completamente ignorati dalla politica ufficiale.
I tentativi fatti per intervenire su questo genere di questioni sono stati deboli, dispersivi, incapaci di tradursi in una forza collettiva o in un progetto comune. In questo libro Sadin propone una soluzione: organizzare una vera e propria via di fuga dalla solitudine del controllo algoritmico e dalla rovina delle politiche neoliberali. Del resto, per Sadin la secessione non implica affatto la rottura di un ordine comune ma, tutto al contrario, la restituzione del suo pieno significato. Una vita comune la si organizza solo rompendo gli schemi diventati obsoleti, gli ordini diventati ingiusti, nonché cercando di individuare delle prospettive per una migliore condizione di vita. Solo attraverso questo movimento è possibile rinnovare nuove prospettive di emancipazione per tutti. Dopo tante delusioni, è giunto il momento di impegnarci insieme in una politica fatta e progettata.