Quanti di voi sarebbero in grado di scrivere una poesia sui propri capelli? E quanti ci riuscirebbero senza risultare banali o senza ripetere gli slogan delle pubblicità di shampoo a cui siamo abituati fin da piccoli? E infine, quanti sceglierebbero di aprire la propria raccolta poetica con questa poesia? In Senti cosa ho scritto Lorenzo Bartolini riesce a fare queste tre cose contemporaneamente, ma se pensate che la sua poetica si limiti a dei consigli di bellezza vi sbagliate, perché Bartolini non è uno stupido (noi ne siamo convinti): al contrario, le sue riflessioni spaziano dall’importanza degli affetti (teneri, rigeneranti) e dell’amore a alla solitudine e alle difficoltà del vivere seguendo il ritmo imposto da una società un po’ pazza, forse più di noi. È il tempo a costituire il filo conduttore di una raccolta poetica sui generis, che tra un aperitivo e una riflessione sulla morte (si, il connubio sembra strano ma non lo è) ci concede e si concede uno spazio sempre più ridotto, quasi fino all’annullamento degli haiku che chiudono la raccolta. Voi però fatevi un favore, concedetevi tempo per questo libro.