Andreas Georgallides è stato spesso descritto come il poeta del vuoto e della poesia epigrammatica, una poesia che si ispira alla contemplazione filosofica e che proietta apertamente il principio dell’indeterminazione poetica e dell’ambiguità concettuale. Queste caratterizzazioni sono state progressivamente attribuite al poeta nel corso della sua lunga presenza e del suo sviluppo nel campo dell’arte poetica e, allo stesso tempo, dimostrano l’imbarazzo della critica nel superare il suo auto-intrappolamento nelle interpretazioni concettuali del vuoto e del nulla, che lasciano da parte l’emozione e che promuovono la concezione della mente sul sentimento del cuore.
Il Silenzio Immoto spinge il pensiero del lettore sospettoso ancora più in là del punto limite conquistato con la precedente raccolta di Andreas Georgallides (Poco più vuoto), proiettando la posizione immobile del suo creatore in un silenzio che non nega, ma che supera la ragione e il significato, cristallizzando l’emozione. È per questo motivo che le poesie di questa nuova raccolta diventano più impegnative. Il meccanismo percettivo del lettore rimarrà meteorico se non decodificherà il principio di equivalenza poetica che caratterizza la raccolta, la scelta e la posizione delle parole, l’economia del discorso che nasconde ingannevolmente le emozioni clamorose. In altre parole, armato di “una grammatica lontana con delle regole indefinibili”, il lettore è invitato a decodificare il carico emotivo più che concettuale dei versi, trasformando una “lingua poetica senza parole” in un’immagine e l’immagine in un’emozione.
Andreas Antzoulis
Dott. in Filologia Greca Moderna
Ricercatore Associato presso l’Università di Cipro
Il Silenzio Immoto spinge il pensiero del lettore sospettoso ancora più in là del punto limite conquistato con la precedente raccolta di Andreas Georgallides (Poco più vuoto), proiettando la posizione immobile del suo creatore in un silenzio che non nega, ma che supera la ragione e il significato, cristallizzando l’emozione. È per questo motivo che le poesie di questa nuova raccolta diventano più impegnative. Il meccanismo percettivo del lettore rimarrà meteorico se non decodificherà il principio di equivalenza poetica che caratterizza la raccolta, la scelta e la posizione delle parole, l’economia del discorso che nasconde ingannevolmente le emozioni clamorose. In altre parole, armato di “una grammatica lontana con delle regole indefinibili”, il lettore è invitato a decodificare il carico emotivo più che concettuale dei versi, trasformando una “lingua poetica senza parole” in un’immagine e l’immagine in un’emozione.
Andreas Antzoulis
Dott. in Filologia Greca Moderna
Ricercatore Associato presso l’Università di Cipro