Occorre notare quanto unica sia questa poesia, nella sua spavalda identità femminile. Un gesto quotidiano come quello di piegare e riporre gli abiti, o un telo, diventa l’immagine focale di due delle liriche qui presentate: «I’ve known a Heaven, like a tent / to wrap its shining yards» (243) e nella 342: «Till summer folds her miracle / as women do their gown». Emily è donna, seducente e sedotta, anche rispetto alle forze della natura, con un mare, questo sì immaginato, che la insegue, le bagna i vestiti, le accarezza le caviglie (520). Fantasia straordinaria questa liquida immensità che, giunta nella città dei solidi, con un inchino si ritrae. Cavaliere gentile con la sua dama è la Morte stessa. Emily ne parla, usando il pronome maschile nella lirica 712, dove è immaginata una galante cattura a domicilio, su una carrozza dall’andatura lenta, quasi da parata.