Il tema di una sepoltura contestata, che nell’”Aiace” trovava spazio solo nellaseconda parte della tragedia, diventa l’elemento scatenante dell’azione scenicadell’”Antigone”. La protagonista ha visto i fratelli uccidersi reciprocamente, ilprimo all’assalto di Tebe, il secondo a difesa della città, su cui regnava. Ora ilsovrano della città è diventato Creonte, che ha ordinato che il corpo deltraditore rimanga insepolto, ma Antigone non accetta il bando: se Creonteagisce così in nome delle leggi scritte, per impedire che la città cada in predaall’anarchia, Antigone ritiene che le leggi degli dèi e i vincoli del sangue debbanoessere salvaguardati ad ogni costo. Tuttavia sarebbe fortemente limitativointerpretare “Antigone”, sulla scia dell’intuizione hegeliana, come un conflittofra le due forze più profonde operanti nella storia: la famiglia e lo stato,entrambe legittimate a imporre le proprie leggi. Nell’insanabile dualismo fraAntigone e Creonte, la tragedia chiama in causa le alternative intrinsecheall’esistenza umana, opposizioni irriducibili che si manifestano in cinque coppiepolari: uomo-donna; vecchiaia-giovinezza; società-individuo; vivi-morti;uomini-divinità. Antigone è donna, giovane, si ribella contro una societàpatriarcale a cui una donna doveva sottostare; ogni sua cura è rivolta al mondodei morti e alle leggi non scritte che lo governano: la sua norma sono gli dèi.Creonte è maschio, anziano, ritiene che la dimensione dell’uomo sia lo stato:ogni sua decisione è presa in funzione di chi è vivo. Queste strutturefondamentali della vita, ieri come oggi, costituiscono un’esperienza umana chetiene i due protagonisti lontani da un semplice e sterile dibattito ideologico,riversando nel loro antagonismo insanabile la passione e anche la violenza concui i mortali vivono le inevitabili fratture della loro limitatezza.