Son sempre solo, ci dice Arsenio Bravuomo con la sua raccolta di versi, ma sarà vero? In realtà, Bravuomo sembra fare di tutto, meno stare solo: beve litri di Negroni, organizza reading a cui partecipano solo i suoi amici, tiene conversazioni surreali tra una sigaretta e l’altra sull’importanza della musica degli anni Ottanta. Sembra una vita ideale, eppure lui farebbe ancora meno: da bravo fancazzista, passerebbe ore sdraiato con la testa sotto al divano a immaginare il cielo e nulla più. Con i suoi pezzi, Bravuomo ci parla di una vita “normodotata”, a tratti banale, ma segnata da un’ansia di vivere che nulla sembra placare, né gli amici, né le donne e neppure il vino. Il suo è un continuo incontro-scontro con una vita a metà, dove il troppo stroppia e il poco pure, dove l’unico leitmotiv è cercare sempre, non si sa bene cosa. Accompagnamolo allora nelle sue serate un po’ allucinatorie: non troveremo il senso della vita ma un sorriso stanco e sincero pedalando verso casa. è talmente difficile spiegare quanto sia felice quando pedalo verso casa nella notte fonda che il buio copre i dolori che l’aria fredda sulla faccia anestetizza i pensieri e un sorriso grande come un grattacielo si materializza davanti e sono io