Riaprivano gli occhi al termine dell'anestesia e mi cercavano con lo sguardo acquoso. Stanco e sudato, nonché infastidito dal solito aiuto frustrato sino all'ultimo punto di sutura cutanea, cercavo di apparire fresco e sorridente: «Tutto bene, l'intervento è stato risolutivo». Strette di mano, con un occhio alla cannula endovenosa e l'altro a impedire l'accidentale rimozione di qualche drenaggio in sala risveglio. Li riaccompagnavo in stanza e mi intrattenevo coi familiari in apprensione. Una moglie, un fratello, un padre, una madre: a loro, coi dovuti modi e senza fretta, raccontavo la verità, sforzandomi di usare un linguaggio comprensibile.