In questo libro si descrive la vita difficile di una bambina che per forza di cose deve giocare a fare l’adulta. Si racconta di una donna che non può esprimere se stessa e la sua femminilità. Si parla di bullismo e di una società che, se ti reputa diversa dallo standard ideale, ti espelle in maniera feroce.
Il messaggio che voglio dare con questo libro è che non puoi scegliere la famiglia dove nascere, non puoi scegliere di essere sano e in salute, non puoi scegliere il contesto sociale in cui nasci e cresci, ma puoi fare tesoro delle tue ferite e, dopo averle disinfettate e medicate adeguatamente, utilizzarle come simbolo della tua crescita e della tua grandiosità.
E dopo questo processo lento e consapevole, sarà bello mostrarle come un bellissimo tatuaggio floreale o musicale.
Vivere una vita difficile e senza protezioni ti consente di sviluppare una visione di aiuto nei confronti dell’altro. Un po’ come se, aiutando l’altro, aiutassi te stessa. Curare le ferite altrui ti consente spesso di lenire le tue. La relazione di aiuto “è un dare e un avere”, non è unilaterale.
Quando un paziente migliora il suo stato di salute dopo le cure ricevute, sempre, in quel momento ti arricchisci di un pezzo che completa il puzzle della tua vita. Un puzzle che rappresenterà un’immagine, un quadro come quello che avresti tanto desiderato: colorato, ricco di elementi gioiosi e vitali.
Sono solo un’infermiera vuole comunicare due messaggi importanti.
Il primo è che noi scegliamo una strada, una professione perché spesso vogliamo rispondere a un nostro bisogno. Aiuto l’altro per aiutare me stessa. Questo è un elemento importantissimo, perché la persona che riceve le cure si aspetta di ricevere solo una prestazione sanitaria, invece riceve molto di più. Paga la prestazione per ricevere una medicazione, mentre riceve sorrisi, una calda stretta di mano, una parola che migliora la sua giornata, una rassicurazione in un momento di paura e di ansia. Questo non è previsto nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), giuro.
Il secondo è che la nostra società tutt’oggi non riconosce all’infermiere il giusto peso e il riconoscimento sociale come avviene in altri paesi. Ancora oggi dire di essere infermiere non suscita interesse, non solo da parte del cittadino, ma anche da parte di istituzioni, che tanto devono agli infermieri.
Il mondo dell’infermiere è spesso un mondo sconosciuto e tanto ricco. Basta solo soffermarsi ad ascoltarlo!
Tra queste pagine vi sono tutte le sfumature di una vita che è stata sicuramente aspra e dolorosa, ma che, grazie a un’immensa forza e capacità di rigenerazione, si è plasmata in meraviglia e può essere di grande esempio per chi vuole rinascere e comprendere come si possa decidere di trasformare il dolore in empatia e dono sia per se stessi che per gli altri.
Il messaggio che voglio dare con questo libro è che non puoi scegliere la famiglia dove nascere, non puoi scegliere di essere sano e in salute, non puoi scegliere il contesto sociale in cui nasci e cresci, ma puoi fare tesoro delle tue ferite e, dopo averle disinfettate e medicate adeguatamente, utilizzarle come simbolo della tua crescita e della tua grandiosità.
E dopo questo processo lento e consapevole, sarà bello mostrarle come un bellissimo tatuaggio floreale o musicale.
Vivere una vita difficile e senza protezioni ti consente di sviluppare una visione di aiuto nei confronti dell’altro. Un po’ come se, aiutando l’altro, aiutassi te stessa. Curare le ferite altrui ti consente spesso di lenire le tue. La relazione di aiuto “è un dare e un avere”, non è unilaterale.
Quando un paziente migliora il suo stato di salute dopo le cure ricevute, sempre, in quel momento ti arricchisci di un pezzo che completa il puzzle della tua vita. Un puzzle che rappresenterà un’immagine, un quadro come quello che avresti tanto desiderato: colorato, ricco di elementi gioiosi e vitali.
Sono solo un’infermiera vuole comunicare due messaggi importanti.
Il primo è che noi scegliamo una strada, una professione perché spesso vogliamo rispondere a un nostro bisogno. Aiuto l’altro per aiutare me stessa. Questo è un elemento importantissimo, perché la persona che riceve le cure si aspetta di ricevere solo una prestazione sanitaria, invece riceve molto di più. Paga la prestazione per ricevere una medicazione, mentre riceve sorrisi, una calda stretta di mano, una parola che migliora la sua giornata, una rassicurazione in un momento di paura e di ansia. Questo non è previsto nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), giuro.
Il secondo è che la nostra società tutt’oggi non riconosce all’infermiere il giusto peso e il riconoscimento sociale come avviene in altri paesi. Ancora oggi dire di essere infermiere non suscita interesse, non solo da parte del cittadino, ma anche da parte di istituzioni, che tanto devono agli infermieri.
Il mondo dell’infermiere è spesso un mondo sconosciuto e tanto ricco. Basta solo soffermarsi ad ascoltarlo!
Tra queste pagine vi sono tutte le sfumature di una vita che è stata sicuramente aspra e dolorosa, ma che, grazie a un’immensa forza e capacità di rigenerazione, si è plasmata in meraviglia e può essere di grande esempio per chi vuole rinascere e comprendere come si possa decidere di trasformare il dolore in empatia e dono sia per se stessi che per gli altri.