I bambini specchio del potere? Potrebbe essere questa l’ipotesi di lettura di queste poesie, dedicate, quelle russe, a Stalin e quelle italiane a Mussolini. L’idea, nata dalla curiosità di verificare un aspetto per certi versi ridicolo del culto della personalità di Stalin, ha preso la consistenza e la forma di una raccolta, che vuol essere uno strumento utile per indagare le diverse valenze del rapporto “dittatore-pubblico”, dal punto di vista particolare dei bambini. L’indagine è risultata più semplice per i ragazzi italiani, mentre più complessa è stata la ricerca di espressioni poetiche del mondo dell’infanzia russa. Ma questa penuria di testimonianze è di per sé un dato da analizzare. I bambini russi scrivevano dunque con difficoltà di Stalin. Per contro le poesie di poeti del regime, esordienti o affermati, sono centinaia. Nel volume c’è una piccola scelta di quelle che venivano solitamente imparate a memoria e di quelle scritte da poeti sovietici, ma di nazionalità non russa. Leggerle serve, in particolare, per avere un’idea di quello che scrivevano (o erano costretti a scrivere) gli adulti, e per stupirsi dell’uso disinvolto di figure retoriche finalizzate all’espressione di ammirazione per il condottiero, il padre, il maestro e l’amico. I ragazzi italiani nel periodo preso in considerazione (1928-31) si sono dimostrati molto più prolissi e fantasiosi, forse anche perché godevano di incentivi e per la facilità con cui potevano disporre di giornaletti per ragazzi, il più famoso dei quali era “Il Balilla”. I termini con cui si parla di Stalin sono tipici di un linguaggio religioso, mentre la sua persona assume valore divino e i suoi gesti significati taumaturgici. Egli è altresì presentato come Salvatore della Patria, come colui che guiderà l’esercito e il popolo russo all’assalto contro il nemico durante la seconda guerra mondiale, confortando i suoi fedeli e guidandoli alla vittoria. Invece il Duce italiano rimane pur sempre un uomo, al di sopra del quale sta solo Dio. Infatti per Mussolini e per il re pregano folle. Mentre Stalin era adorato come un dio in terra, Mussolini era, nella coscienza dei piccoli poeti, un uomo grande e non un idolo da adorare. L’analisi del caso russo e del caso italiano nelle liriche dei giovani poeti mette in luce il grande e dirompente impatto che può avere sull’animo infantile la propaganda del “valore” e della forza di un capo politico e del suo potere. Non è difficile suggerire l’uso che si può fare del libro, utile soprattutto per le possibilità didattiche che esso offre. È sempre più difficile, infatti, insegnare la storia in modo da coinvolgere ed interessare i ragazzi che si trovano spesso di fronte ad analisi già fatte e interpretazioni già date. In questo caso verrebbero messi di fronte a documenti originali di indubbio valore che permetterebbero loro di considerare alcune questioni importanti senza ricorrere all’accademismo di molti studiosi.