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Vasilij Grossman tornò a Mosca dalla guerra. Era l’estate 1945 . Ancora frastornato dalle esperienze terribili e dense che aveva vissuto durante quegli ultimi quattro anni come corrispondente del giornale dell’Armata Rossa, aveva già deciso di raccontarle in un grande romanzo. Dal Quarantacinque all’inizio degli anni Sessanta di romanzi su quell’esperienza ne scrisse due. Il primo, cioè la prima parte del racconto che cronologicamente si incentra sugli eventi del luglio-settembre 1942, con qualche retrospezione ai mesi e all’anno precedente, superò le molte difficoltà create dalla censura…mehr

Produktbeschreibung
Vasilij Grossman tornò a Mosca dalla guerra. Era l’estate 1945 . Ancora frastornato dalle esperienze terribili e dense che aveva vissuto durante quegli ultimi quattro anni come corrispondente del giornale dell’Armata Rossa, aveva già deciso di raccontarle in un grande romanzo. Dal Quarantacinque all’inizio degli anni Sessanta di romanzi su quell’esperienza ne scrisse due. Il primo, cioè la prima parte del racconto che cronologicamente si incentra sugli eventi del luglio-settembre 1942, con qualche retrospezione ai mesi e all’anno precedente, superò le molte difficoltà create dalla censura sovietica, e fu pubblicato in URSS nei primi anni Cinquanta col titolo Per una giusta causa ( Za pravoe delo). Il secondo romanzo, Vita e destino (Zhizn i sudba), incentrato sugli eventi del settembre 1942-gennaio 1943 con un epilogo alla primavera dello stesso anno, fu sequestrato dal KGB nel 1961 e fu pubblicato, in patria, soltanto alla fine degli anni Ottanta, in Europa occidentale, nei primi anni Ottanta dopo una clandestina operazione di espatrio.
Nei due romanzi è narrata una storia di guerra, di guerra popolare, di resistenza popolare, tesa nella speranza di conquistare “dopo” condizioni di vita meno povere e finalmente libere. Ma è soprattutto storia di come questa speranza andò in fumo, e nello stesso tempo si costruì una bugia, quella della “Grande Guerra Patriottica”: la memoria di Stato, oggi noi diremmo la “narrazione” di Stato, annientò o mutilò le memorie altre, che pure esistono.
E il “polittico di Vasilij Grossman” restituisce loro la voce.
Vi domanderete perché definire “polittico” la dilogia di Grossman. È forse la metafora migliore per descrivere la densa complessità di questo racconto.
In un polittico ogni pannello va letto idealmente in modo simultaneo con tutti gli altri, perché se ne comprende rettamente il senso solo nel nesso della parte con il tutto. La figura centrale è quella che orienta tutte le storie che intorno ad essa si organizzano in modo non lineare, ma spaziale: conta la posizione dei pannelli, a destra e a sinistra della figura centrale, sopra e sotto. Nella dilogia di Vasilij Grossman, come in un polittico, i legami tra una storia e l’altra obbediscono a leggi che il testo stesso crea, talvolta in forme esplicite, talora in forme velate, ed una lettura ipertestuale, come quella che un polittico richiede, permette di coglierle.