Un paese come Stio rappresenta in embrione il respiro stesso dell’entroterra cilentano, con i suoi spazi sconfinati, le sue sorgenti, gli esseri umani che vi hanno vissuto da generazioni. Aleggia in aria il ricordo degli avi e delle leggende, delle canzoni e delle storie, degli emigranti che andarono a cercare altrove il loro destino e di coloro che, da anziani, vi sono tornati per trascorrervi la vecchiaia. Questo piccolo centro è ancora il fulcro di tutta una serie di cose tangibili o meno che comunque hanno parlato e parlano all’animo di quanti in quel centro, che si assopisce in inverno e si ridesta in primavera assieme ai mandorli e ai peschi, vivono la loro vita, tra le stradine oggi illuminate, nella conoscenza quotidiana dei volti, nello scomparire di alcune usanze e nel nascere di nuove, a contatto con una società in evoluzione ma ben radicata però a un passato che, prima di essere storia certa è leggenda.