La storia del terrorismo in Italia è raccontata sempre dal punto di vista dei carnefici. Le vittime sono sullo sfondo, dimenticate. In pochi sanno che faccia avesse Luigi Calabresi, il primo assassinato dalla violenza politica organizzata in Italia nel 1972, in molti conoscono le sembianze del mandante del suo omicidio. La lunga scia di sangue passa dall'assassinio di Moro, dalla strage di Bologna e arriva fino al 2010 quando Bruno Fortunato, ultima vittima delle Nuove Br, si spara un colpo in testa dopo aver dichiarato: "I terroristi mi hanno ferito, lo Stato mi ha abbandonato". Il terrorismo rosso delle Br o di Prima Linea, quello nero di Ordine Nuovo o dei Nar, è solo l'elenco di cinquanta assassini con una caratteristica, insopportabile: sono tutti fuori dal carcere. Hanno causato quasi cinquecento morti, oltre mille feriti e non sono in galera. Anzi sono editori, scrittori, giornalisti, sono stati persino parlamentari. Questo libro rende onore alle vittime, le cita tutte una per una, trattando gli assassini per quel che sono: pochi criminali che potevano essere sgominati e quando si è deciso di farlo davvero, in un paio d'anni si sono liquefatti.