Questo capolavoro del Manzoni maturo, dedicato al processo contro i cosiddetti untori della peste di Milano, è un affresco del Seicento lombardo che completa in un certo senso la ricerca storica cominciata con I Promessi sposi. L'autore narra, attraverso l'attenta e documentata ricostruzione degli interrogatori a Guglielmo Piazza e Gian Giacomo Mora, e agli altri sfortunati comprimari del processo, una vicenda drammatica e terribile che ancora oggi sa parlare, in senso universale, dell'ingiustizia degli uomini.
L'insieme di questa storia di violenza del potere, di dolore e di vergogna delle vittime, conferisce all'umana amministrazione della giustizia un che di orribilmente fragile e precario. L'indignazione, nel Manzoni, non è solo morale, ma comprende una sua partecipazione commossa di fronte alla sorte toccata agli umili.
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L'insieme di questa storia di violenza del potere, di dolore e di vergogna delle vittime, conferisce all'umana amministrazione della giustizia un che di orribilmente fragile e precario. L'indignazione, nel Manzoni, non è solo morale, ma comprende una sua partecipazione commossa di fronte alla sorte toccata agli umili.
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