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Il Giorno della Memoria è stato istituito nel 2005 per volere dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite allo scopo di preservare la memoria storica dell'olocausto e di commemorarne le vittime. Dunque esso nasce dalla necessità di non dimenticare quelle che probabilmente sono le pagine più nere della storia della nostra Europa. Un'Europa che, seppure sia stata la culla del pensiero Illuminista, la nostra eredità più preziosa, è stata capace durante il secondo quarto del XX secolo di produrre un male assoluto. Come è stato possibile il concretizzarsi di questo fatale paradosso? In che momento…mehr

Produktbeschreibung
Il Giorno della Memoria è stato istituito nel 2005 per volere dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite allo scopo di preservare la memoria storica dell'olocausto e di commemorarne le vittime. Dunque esso nasce dalla necessità di non dimenticare quelle che probabilmente sono le pagine più nere della storia della nostra Europa. Un'Europa che, seppure sia stata la culla del pensiero Illuminista, la nostra eredità più preziosa, è stata capace durante il secondo quarto del XX secolo di produrre un male assoluto. Come è stato possibile il concretizzarsi di questo fatale paradosso? In che momento storico possiamo rinvenire le cause profonde dello sviluppo di quell'ideologia xenofoba e totalitaria da cui scaturì l'incubo della Shoah? Di chi fu la responsabilità di questo sfregio ai più puri valori umani? A queste domande si cercherà di rispondere nel presente saggio nel quale si ripercorrerà la nascita e lo sviluppo dell'antisemitismo, e del razzismo in genere, nella storia del continente europeo. Si prenderanno poi in considerazione gli aspetti salienti delle politiche xenofobe dei regimi fascisti del '900 per discutere infine delle responsabilità dell'olocausto contro qualsivoglia interpretazione superficiale e approssimativa. L'augurio dell'autore è che il lettore possa comprendere l'importanza fondamentale di tutelare la memoria di questa tragedia. Una tragedia che, è bene sottolinearlo, non rappresenta una degenerazione rispetto al “normale” sviluppo storico del continente europeo, né una disgraziata fatalità riducibile ad un ristretto contesto geostorico. Bensì il traguardo di un percorso che affonda le sue radici nei secoli addietro. E, non dimentichiamo mai nemmeno questo, gli autori di tali mostruose azioni non furono essi stessi mostri. Furono persone comuni, “normali”. La nostra democratica e liberale società europea non è immune dal rischio che la storia si ripeta, qui sta il senso ultimo della memoria. Una memoria che ci tenga lontani in futuro dal ricadere nella banalità del male.