Il principio che ho sempre cercato di perseguire è quello di far le cose sul serio evitando, tuttavia, accuratamente di prendersi sul serio. Ciò ha dato vita a un’opera che si pone fuori dall’ortodossia storiografica, se non altro perché evita accuratamente la seriosità di chi ritiene che la narrazione degli eventi storici richieda necessariamente un discorso aulico e paludato. È, questo, un metodo narrativo che non condivido. Preferisco, pertanto, guardare i fatti della vita attraverso il microscopio dell’entomologo, con la freddezza che ne deriva. Sembra, invero, che il disincanto sia spesso lo strumento migliore per valutare le azioni degli uomini, non solo perché garantisce un senso critico che evita di lasciarsi andare a visioni parziali e localistiche, ma anche e soprattutto, perché, non dando nulla per scontato, riesce, forse, a riconoscere, alla fine, la vera scaturigine dell’agire umano, che è, di solito, l’irrazionalità.