Storie • La guerra del Peloponneso • Elleniche • Anabasi • Ciropedia
A cura di L. Rossetti; U. Bultrighini e M. Mari; L. Santarelli
Introduzioni di L. Canfora, D. Musti, L. Rossetti
Edizioni integrali
Erodoto, prima che un grande storiografo, fu un grande viaggiatore: a lungo girovagò, forse a causa del suo mestiere di mercante, attraverso la Persia, lungo il corso del Nilo, fino ai deserti dell’Arabia e oltre il Mar Nero. Di tutto quello che vedeva era curioso e voleva conoscere ambiente, usi, costumi, leggi dei popoli strani e diversi che frequentava. Per questo arricchì le Storie dei conflitti tra Greci e “barbari” con descrizioni, favole e leggende, e per questo i suoi racconti dal fascino intramontabile ebbero tanto successo nell’Atene degli anni di Pericle, così ricettiva e avida di conoscenze. A Tucidide, invece, niente interessa di più della verità dei fatti, raccontati solo dopo averne esaminato e confrontato tutte le possibili fonti e versioni. Perciò La guerra del Peloponneso può essere considerata la prima opera di storiografia moderna, soprattutto per la parte riguardante quella fase che l’autore visse in prima persona. Il suo linguaggio scarno e preciso raggiunge in alcuni brani vertici involontariamente poetici, come nella famosa descrizione della peste di Atene del 430, la cui eco ritroviamo nel corso dei secoli nell’opera di Lucrezio e addirittura in Manzoni. Considerato il continuatore di Tucidide, Senofonte nelle Elleniche bene esprime la “sofferenza” e l’esasperazione delle popolazioni greche sottoposte alla politica imperialista di Atene nel V secolo. Filospartano, come traspare dalle pagine dedicate alla monarchia ideale della Ciropedia, prese parte alla spedizione in Persia dei Diecimila, i mercenari greci assoldati da Ciro il giovane. Il racconto della ritirata dei Greci, che reca il titolo di Anabasi, porta Senofonte oltre le soglie del suo tempo: «Mare! Mare!», il grido dei soldati allo sbando che increduli, dopo mesi di marce forzate, patimenti e pericoli, vedono comparire all’improvviso quel baluginio così familiare e rassicurante, esprime il fascino di un’opera che sorprende sempre per la ricchezza e la complessità delle sue cento sfumature.
Erodoto
nacque ad Alicarnasso, nell’Asia Minore, all’incirca nel 485 a.C. Dopo innumerevoli viaggi si stabilì ad Atene, ma morì a Turii, colonia della Magna Grecia, nel 425 a.C.
Senofonte
nacque in Attica, a Erchia, tra il 430 e il 425. Fu discepolo di Socrate e, finita la guerra del Peloponneso, si trasferì in Asia Minore. Dopo la spedizione dei Diecimila mercenari greci ingaggiati da Ciro il giovane per combattere il fratello Artaserse, fu bandito da Atene; visse in Elide e a Corinto. Secondo alcuni morì, nel 355 circa, ad Atene.
Tucidide
nacque ad Atene non più tardi del 454 a.C. Durante la guerra contro Sparta rivestì importanti incarichi militari, ma dal 424 al 404 dovette scontare un esilio nel Peloponneso. Morì dopo il 397 a.C.
A cura di L. Rossetti; U. Bultrighini e M. Mari; L. Santarelli
Introduzioni di L. Canfora, D. Musti, L. Rossetti
Edizioni integrali
Erodoto, prima che un grande storiografo, fu un grande viaggiatore: a lungo girovagò, forse a causa del suo mestiere di mercante, attraverso la Persia, lungo il corso del Nilo, fino ai deserti dell’Arabia e oltre il Mar Nero. Di tutto quello che vedeva era curioso e voleva conoscere ambiente, usi, costumi, leggi dei popoli strani e diversi che frequentava. Per questo arricchì le Storie dei conflitti tra Greci e “barbari” con descrizioni, favole e leggende, e per questo i suoi racconti dal fascino intramontabile ebbero tanto successo nell’Atene degli anni di Pericle, così ricettiva e avida di conoscenze. A Tucidide, invece, niente interessa di più della verità dei fatti, raccontati solo dopo averne esaminato e confrontato tutte le possibili fonti e versioni. Perciò La guerra del Peloponneso può essere considerata la prima opera di storiografia moderna, soprattutto per la parte riguardante quella fase che l’autore visse in prima persona. Il suo linguaggio scarno e preciso raggiunge in alcuni brani vertici involontariamente poetici, come nella famosa descrizione della peste di Atene del 430, la cui eco ritroviamo nel corso dei secoli nell’opera di Lucrezio e addirittura in Manzoni. Considerato il continuatore di Tucidide, Senofonte nelle Elleniche bene esprime la “sofferenza” e l’esasperazione delle popolazioni greche sottoposte alla politica imperialista di Atene nel V secolo. Filospartano, come traspare dalle pagine dedicate alla monarchia ideale della Ciropedia, prese parte alla spedizione in Persia dei Diecimila, i mercenari greci assoldati da Ciro il giovane. Il racconto della ritirata dei Greci, che reca il titolo di Anabasi, porta Senofonte oltre le soglie del suo tempo: «Mare! Mare!», il grido dei soldati allo sbando che increduli, dopo mesi di marce forzate, patimenti e pericoli, vedono comparire all’improvviso quel baluginio così familiare e rassicurante, esprime il fascino di un’opera che sorprende sempre per la ricchezza e la complessità delle sue cento sfumature.
Erodoto
nacque ad Alicarnasso, nell’Asia Minore, all’incirca nel 485 a.C. Dopo innumerevoli viaggi si stabilì ad Atene, ma morì a Turii, colonia della Magna Grecia, nel 425 a.C.
Senofonte
nacque in Attica, a Erchia, tra il 430 e il 425. Fu discepolo di Socrate e, finita la guerra del Peloponneso, si trasferì in Asia Minore. Dopo la spedizione dei Diecimila mercenari greci ingaggiati da Ciro il giovane per combattere il fratello Artaserse, fu bandito da Atene; visse in Elide e a Corinto. Secondo alcuni morì, nel 355 circa, ad Atene.
Tucidide
nacque ad Atene non più tardi del 454 a.C. Durante la guerra contro Sparta rivestì importanti incarichi militari, ma dal 424 al 404 dovette scontare un esilio nel Peloponneso. Morì dopo il 397 a.C.