TANOS - Italiani in Argentina, di PASQUALE GUAGLIANONE, Collana Pagine della Memoria, Nuova Santelli Edizioni, Cosenza 2012, pagine 245Dalla penna dello scrittore e giornalista Pasquale Guaglianone, che ha passato buona parte della sua vita a contatto con gli emigrati e discendenti di emigrati italiani nelle Americhe del Nord e del Sud, un nuovo libro di viaggi, di racconti, di toccanti testimonianze di donne e uomini, che lontani dal luogo natio, in terre sconosciute, davanti alle avversità più dure non si sono arresi e hanno saputo sviluppare le loro abilità, prendendosi una rivincita.TANOS il titolo del libro. ITALIANI IN ARGENTINA il sottotitolo. Tanos, che deriva da Napolitanos, era il nome dato dagli Argentini agli emigrati italiani, che giungevano a Puerto Madero dal Porto di Napoli, all’indomani dell’Unità d’Italia. Del resto i versi di una nota canzone “Santa Lucia Luntana” consacrava quegli emigrati come “Napulitani”: “Partanu i bastimenti ‘ppe terre assai luntane/Cantano a buerdu e ssu Napulitani”.Le persone incontrate dall’autore raccontano e si raccontano. Nell’attraversare l’Argentina da un capo all’altro, da nord a sud, da est ad ovest, Pasquale Guaglianone incontra persone sempre diverse, dalle quali ascolta storie sempre nuove, ricche di emozioni, ma soprattutto commoventi.“Gli emigrati sono coloro che hanno desiderio di raccontare le proprie storie, se c’è qualcuno che ha pazienza di ascoltarle. Io le ascolto. E allora, loro raccontano a me ed io racconto a voi”. Così apre i racconti Pasquale Guaglianone.Pertanto il libro si presenta come via di mezzo tra diario di viaggio e raccolta di storie, di ricordi, di pensieri, di nostalgie.L’autore incontra persone diverse, ciascuna con la propria storia da raccontare, ciascuna con le proprie abitudini, con le proprie tradizioni familiari, con i propri pregi e i propri difetti, con riti, superstizioni, usi e costumi dei luoghi di origine, cosicchè dai racconti emergono le note che caratterizzano la terra italiana di provenienza: usi, costumi, tradizioni, abitudini, detti popolari, dialettismi; tutti elementi, che avvicinano l’emigrato alla madrepatria e la madrepatria all’emigrato.I temi trattati, i racconti, i dialoghi creano situazioni di coinvolgimento e di empatia tanto da far immaginare o rivivere nel lettore situazioni, circostanze, sentimenti di propri familiari o amici. Insomma nel libro c’è tutto quello che serve per tenere vicino noi agli emigrati e questi a noi, attraverso un racconto coinvolgente,che non tralascia notizie e descrizione di luoghi, di personaggi pittoreschi, di miti e ricordi di un tempo che fu.Lo stile presenta una forma di scrittura scorrevole di derivazione giornalistica, molto accattivante tanto da trasmettere nel lettore i colori, i profumi, i sentimenti, le emozioni, che egli non può sperimentare di persona. Un libro, quindi, che avvince, commuove, fa sognare; un racconto affascinante in un linguaggio fluido, misto di italiano, dialetto e castigliano, ricco di modi di esprimersi, che influenzano l’autore nel suo scrivere e raccontare.Pasquale Guaglianone si fa, pertanto, innovatore dell’espressione linguistica. Sovente i nostri emigrati, che dopo moltissimi anni riescono a ritornare per breve tempo nel paese natio, ripetono: “Veniamo in Italia e ci indicano come Americani, in Argentina ci chiamano Tanos; chi veramente siamo?”. Questione di identità! E non è questione di poco conto… almeno sotto l’aspetto psicologico. Però, dopo aver letto il libro TANOS di Pasquale Guaglianone, rifletto e sostengo che, se la lingua è fondamentale nella indicazione di appartenenza ad una nazionalità, questa usata nel libro appartiene a Los Tanos e che Pasquale Guaglianone ha dato a Los Tanos e alla loro lingua dignità letteraria. Angelo Ciampi