E' il racconto autobiografico, lucido, vero, di un pastore nomade calabrese, che rimasto ormai da solo sulla sua terra di mare e di sole, lamenta la solitudine, la sofferenza, la morte della società calabrese. Una società che sta ormai sparendo in una mappa variopinta di storie distrutte, cadaveri scomparsi, fughe obbligate, silenzio e clamore, fuga disperata di cervelli, futuri incerti, tragica emigrazione, scomparsa di grandi uomini e donne che hanno lasciato tracce e segni indelebili nel sacro suolo di una terra bella e incontaminata. Lui sente forte dentro di sé l’esigenza che non può abbandonarla al degrado della società, a quel triste destino che gli ha avvelenato l’anima e il cuore. Un uomo che lotta per la terra, è un uomo che lotta per l’umanità... e se l’umanità scomparirà non gli resterà che un pugno di terra tra le mani.