La tranquilla e sonnacchiosa Pavia di fine anni Sessanta è scossa da due omicidi. Quello che, però, tiene maggiormente con il fiato sospeso anche gli inquirenti (il sottotenente dei carabinieri Aldo Lunghi e il suo fidi appuntato Fabio Gauzzi), è il fatto che, svolgendo le indagini, viene a galla la matrice politica; ma il "colore" della politica più sporco: quello all'epoca della guerra, cioè quando i nazisti occupavano la città.Un pugnale delle ss trovato al cimitero, infilzato sulle tombe di chi ha avuto a che fare con i tedeschi, riaccende mai sopiti timori; e fa porre paurosi interrogativi.Le ferite si riaprono, la morte appare ancor più spaventevole in quanto macchiata dal livore di un epoca dove nessuno ha dimenticato, e al di là delle apparenze, nessuno desidera dimenticare. Una torbida vicenda d'amore confonde ancor più le cose; e, anche in questo caso, ciò che appare, in realtà, non è.L'ufficiale dell'Arma si rende immediatamente conto che deve agire,e subito. La piccola metropoli è terrorizzata; e il comandante gli chiede di fare in fretta.Inizia, quindi, il suo complicato lavoro; rovistando nella matassa della storia emergono inquietanti retroscena, dove personaggi che paiono nascosti hanno, contrariamente, un ruolo determinante, come, ad esempio, la figura dello spionee "Lapatrop" (Parlatroppo).Il finale è a sorpresa; in una onnipresente Pavia con i suoi vicoli e le sue nebbie; e il suo fiume, dipinto più volte dalla penna dell'autore quasi fosse un essere umano, diviene, ancora una volta, inconsapevole osservatore di quanto avviene.Walter Vai è nato a Pavia, dove si è laureato in Economia e Commercio; e dove vive e lavora. Finalista ad importanti concorsi regionali e nazionali di poesie, ha pubblicato due libri di filastrocche in vernacolo (“Un quei persunag ad Pavia e na quei poesia”; “Pavia, i munumenti cui so cumpuniment”); due libri di poesie in vernacolo (“Sensasion d’un paves”, “Mument e turment d’amur”, con commento di Mino Milani); un romanzo (I suoi occhi); una raccolta di liriche in italiano (Onde di sabbia); una silloge di racconti (Racconti quasi d’amore).valter.vai@virgilio.itPrefazione di Mino MilaniRichiami, echi che giungono dalle profondità del tempo: ma non occorre, per trovarne la sorgente, cercare in un passato remoto. Risuonano nel silenzio di un cuore, o mai hanno lasciato l’inquietudine di una memoria, quindi chi li sente è vivo, ancora. O ancora li vive, quasi abbia vissuto i momenti donde essi vengono, i loro tenebrosi motivi. Con questo suo nuovo libro, Walter Vai ci conduce in una Pavia perduta, anzi oggi quasi incredibile: quella dell’occupazione tedesca. Questo non è tuttavia un romanzo storico, ma di oggi. La nostra Pavia è lo sfondo della vicenda narrata qui essa viene a concludersi, giungendo da anni lontani. Verrebbe da dire, ricorrendo a una vecchia formula che s’usa nel romanzo poliziesco, che l’assassino fatalmente torna sul luogo del delitto. Vai ha voluto, nel titolo del libro, citare il Ticino, quale metafora di ciò che il tempo non riesce a scalfire. Il Ticino, che nel suo saggio scorrere ha visto tragedie e commedie private, irrilevanti, o destinate a mutare la storia, annota una volta ancora quanto sa: cioè che l’uomo non sfugge al suo destino, quanto è stato fatto non può essere disfatto e a volte nemmeno dimenticato; i vecchi errori o i vecchi crimini possono a ogni momento ripresentare il loro conto ed esigere che venga saldato.