Libero ha quattordici anni, una profusione di lentiggini – fonte di eterna insicurezza – e troppo rancore nei confronti dei genitori per sperare di vivere serenamente l’ultimo anno delle scuole medie. Chiuso e perennemente turbato da preoccupazioni che logorano la sua autostima, si accontenta di una quotidianità fatta di abitudini e silenzi, finché l’inaspettata amicizia con Amanda e Penelope non espande i confini del suo mondo. La condivisione di esperienze e traumi repressi diventa per i tre amici il principio di un viaggio di riscoperta di sé, nonché di rielaborazione delle difficoltà che hanno caratterizzato la loro infanzia. Ognuno dei giovanissimi protagonisti del romanzo proviene da una famiglia in qualche modo disfunzionale: i genitori di Libero si sono arresi all’incapacità di comunicare con il ragazzo, inadeguati e impacciati nel loro ruolo; Amanda vive con la madre alcolista e il nonno che soffre di demenza, e pur essendo ancora bambina è dovuta in qualche modo diventare la donna di casa; Penelope, infine, ha potuto ritagliarsi solo un angusto spazio vitale nell’ombra del fratello, e non riesce a conquistare con i propri meriti le attenzioni della famiglia. L’unico punto di riferimento – al contempo rifugio e finestra sul mondo – per i tre adolescenti è dunque il confronto tra pari, in questa storia che consegna al lettore una verità universale: i nove mesi della gravidanza, con le loro gioie e dolori, sono un tempo troppo breve per comprendere a pieno le responsabilità e le sfide che una nuova nascita porterà con sé.