In questi tre brevi ed esilaranti atti unici, dove l’ironia svolge un ruolo fondamentale, i protagonisti sono il vecchio don Vicè e il figlio Giovanni. Padre e figlio vivono nella stessa casa con tutte le relative conseguenze che comporta la convivenza. In due episodi si aggiunge la gna Maria, anziana vicina di casa, come a voler fare da specchio e da contrappeso alle delusioni del vecchio Vicè. In questi tre episodi, don Vicè rappresenta la solitudine dell’uomo anziano. Il figlio Giovanni, invece, rappresenta la voce della coscienza, l’uomo moderno sempre in cerca di tempo per vivere e per realizzarsi. Grazie all’ironia e allo spirito di sopravvivenza, don Vicè riesce a sconfiggere gli inevitabili timori causati dalla solitudine. Egli desidera andare oltre le sue capacità oggettive. Malgrado il peso degli anni e le innumerevoli circostanze sfavorevoli insite nella sua condizione, sogna ancora, spera ancora, ambisce a ricominciare un’altra esperienza di vita, a uscire da quello stato vegetativo in cui è finito e non certo per sua volontà.