Sostiene Adolfo Omodeo, in apertura de La cultura francese nell'età della Restaurazione, che la fioritura intellettuale di quell'epoca abbia avuto per la formazione della coscienza europea un'importanza per nulla inferiore a quella del secolo dei Lumi, del quale quei movimenti spirituali sono visti per il solito alla maniera di un controcanto e come tali guardati con simpatia o antipatia. E non vi è storia del pensiero politico e dei partiti politici moderni che non si senta tenuta a prendere le mosse volente o nolente da quegli anni, quando le lacerazioni causate dalla rivoluzione francese cominciarono ad assumere connotati istituzionali e ideologici destinati a segnare la vita politica non soltanto europea fin nel secolo XX inoltrato e ancora presenti al nostro senso comune odierno. Gli studiosi del conservatorismo, in particolare, assumono perlopiù di dover risalire fino ad allora per ricavare l'atto di nascita della corrente di pensiero così denominata. Fino a che punto, tuttavia, ciò corrispondesse alla sensibilità e consapevolezza di protagonisti e ausiliari di quel parto, fino a che punto la loro determinazione a contrapporsi al secolo della rivoluzione non fosse altresì accompagnata dal sentimento di una sotterranea continuità con il passato, è materia degna di discussione e approfondimento. È quanto qui si è cercato di fare tramite un lavoro di scandaglio condotto su singoli esponenti (solo figurati nel caso di Giuliano l'Apostata, inteso come eroe regressivo) della riflessione soprattutto di area tedesca fra il 1815 e il 1848.