Inno alla grandezza di Dante
Possiamo considerare Giovanni Boccaccio il primo cultore di Dante della storia. L’autore della Commedia – da lui definita divina – è stato l’astro più luminoso e brillante del suo firmamento letterario e poetico. Boccaccio è stato anche il primo biografo dell’Alighieri. Non avendolo mai conosciuto, per scrivere questa biografia ha raccolto le testimonianze di chi lo aveva frequentato. E’ stato nei luoghi del poema e nelle città che avevano ospitato l’exul immeritus.
In questo modo, l’ingente materiale accumulato gli permette di disegnare un ritratto del poeta, sia fisico sia morale, comportamentale.
Il Trattatello si sviluppa raccontando interessanti aneddoti sulla vita di Dante e la stesura della sua grande opera.
Un tema culturalmente importantissimo che si affaccia in queste pagine è l’appassionata difesa che Boccaccio compie della decisione dantesca di utilizzare il volgare al posto del latino per il suo poema.
Boccaccio lo difende a spada tratta: egli scelse il volgare «per fare utilità più comune a’ suoi cittadini e agli altri Italiani: conoscendo che, se metricamente in latino, come gli altri poeti passati, avesse scritto, solamente a’ letterati avrebbe fatto utile; scrivendo in volgare fece opera mai più non fatta, e non tolse il non potere esser inteso da’ letterati, e mostrando la bellezza del nostro idioma e la sua eccellente arte in quello, e diletto e intendimento di sé diede agl’idioti, abbandonati per addietro da ciascheduno.»
Dante poté in questo modo allargare il pubblico dei suoi lettori; permise a moltissime persone, illetterate, di accostarsi proficuamente alla sua opera. Fece un’azione di moderna fruizione culturale.
Ma i molteplici ricordi, le numerosissime citazioni, le analisi dell’opera e dell’”uomo” Dante, sono gli aspetti maggiormente interessanti e pregevoli di questa agile opera, che ci consegna un’ulteriore testimonianza della grandezza del sommo poeta.
Possiamo considerare Giovanni Boccaccio il primo cultore di Dante della storia. L’autore della Commedia – da lui definita divina – è stato l’astro più luminoso e brillante del suo firmamento letterario e poetico. Boccaccio è stato anche il primo biografo dell’Alighieri. Non avendolo mai conosciuto, per scrivere questa biografia ha raccolto le testimonianze di chi lo aveva frequentato. E’ stato nei luoghi del poema e nelle città che avevano ospitato l’exul immeritus.
In questo modo, l’ingente materiale accumulato gli permette di disegnare un ritratto del poeta, sia fisico sia morale, comportamentale.
Il Trattatello si sviluppa raccontando interessanti aneddoti sulla vita di Dante e la stesura della sua grande opera.
Un tema culturalmente importantissimo che si affaccia in queste pagine è l’appassionata difesa che Boccaccio compie della decisione dantesca di utilizzare il volgare al posto del latino per il suo poema.
Boccaccio lo difende a spada tratta: egli scelse il volgare «per fare utilità più comune a’ suoi cittadini e agli altri Italiani: conoscendo che, se metricamente in latino, come gli altri poeti passati, avesse scritto, solamente a’ letterati avrebbe fatto utile; scrivendo in volgare fece opera mai più non fatta, e non tolse il non potere esser inteso da’ letterati, e mostrando la bellezza del nostro idioma e la sua eccellente arte in quello, e diletto e intendimento di sé diede agl’idioti, abbandonati per addietro da ciascheduno.»
Dante poté in questo modo allargare il pubblico dei suoi lettori; permise a moltissime persone, illetterate, di accostarsi proficuamente alla sua opera. Fece un’azione di moderna fruizione culturale.
Ma i molteplici ricordi, le numerosissime citazioni, le analisi dell’opera e dell’”uomo” Dante, sono gli aspetti maggiormente interessanti e pregevoli di questa agile opera, che ci consegna un’ulteriore testimonianza della grandezza del sommo poeta.