La realtà che viviamo è influenzata da come la percepiamo e descriviamo. Tra noi e il mondo esistono dei filtri interpretativi: le parole con cui ci esprimiamo, le orecchie con cui ascoltiamo, i pensieri, l'esperienza di vita, la cultura in cui siamo immersi e l'educazione che, insieme, si trasformano in occhiali a gradazioni varie con cui guardare. E dunque, dove si trova la realtà? Dietro ai miei occhi o oltre il mio sguardo? Uno sguardo privilegiato sulla realtà - con tutte le limitazioni di cui sopra - è quello di chi scrive. Nella sua silloge di racconti Fabio Castano raccoglie il suo personale sguardo sulla realtà. Trentasette volte.
Dalla frammentarietà percepita dal ragazzo di "Proteo" che ritrova una linearità nell'arte, alla chiusura ossessiva di Orlando Tremondi in "Ferro 5" che arriva a murarsi in casa per poi riaprirsi all'amore e alla vita cogliendo come il suo strumento difensivo possa anche essere capace di liberarlo. Quasi tutti i suoi personaggi sono inquieti, non si accontentano di ciò che hanno e pur essendo costretti, a volte, a una staticità forzata trovano il modo di essere comunque in continuo movimento. Pur nella variazione di generi e temi, il comune denominatore è la speranza. E la sensazione che l'incastro della vita ti porti esattamente quello di cui in quel momento hai bisogno per evolvere. Come nel racconto che dà il titolo alla silloge "Trentasette passi e poi la luna" in cui a una visita svogliata al nonno in casa di riposo segue la riscoperta delle radici, fino all'emozione finale di una bellezza ritrovata nella luce della luna.
Dalla frammentarietà percepita dal ragazzo di "Proteo" che ritrova una linearità nell'arte, alla chiusura ossessiva di Orlando Tremondi in "Ferro 5" che arriva a murarsi in casa per poi riaprirsi all'amore e alla vita cogliendo come il suo strumento difensivo possa anche essere capace di liberarlo. Quasi tutti i suoi personaggi sono inquieti, non si accontentano di ciò che hanno e pur essendo costretti, a volte, a una staticità forzata trovano il modo di essere comunque in continuo movimento. Pur nella variazione di generi e temi, il comune denominatore è la speranza. E la sensazione che l'incastro della vita ti porti esattamente quello di cui in quel momento hai bisogno per evolvere. Come nel racconto che dà il titolo alla silloge "Trentasette passi e poi la luna" in cui a una visita svogliata al nonno in casa di riposo segue la riscoperta delle radici, fino all'emozione finale di una bellezza ritrovata nella luce della luna.
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