"Non può avere una sola identità, una città in cui si danza attorno ai carri armati, in cui i pazzi scendono per le strade dietro a un cavallo azzurro, in cui ci si insulta pur restando fianco a fianco, la città esuberante e godereccia con un tasso di suicidi tre volte superiore a quello medio italiano, la città edonista e nevrotica, placida e tesa, salutista e alcolica… è una città che non esiste, che non può essere raccontata, solo respirata, attraverso vite che l’attraversano, che come ago e filo penetrano l’ordito della stoffa, portandosi dietro qualche fibra a ogni affondo.Questo ho provato a fare, non potendo raccontare una città che odio amandola, che amo odiandola. Prestarle non una, non la mia voce, ma le molti voci che hanno sussurrato al mio orecchio negli angoli delle sue strade, nell’umidità dei suoi sotterranei, sotto l’ombra dei suoi – troppo rari – alberi, nei suoi vicoli e nei suoi sotto scala, nel calore di un’osteria, nel rosso fragola di un tramonto improbabile, sulla punta di un molo lucidato dal vento freddo di gennaio, tra gli scaffali di una libreria che è, incredibilmente, ancora la magia che rappresenta, nella vampa buona di un sole decisamente mediterraneo, nell’abbraccio di un mare che non mi ha mai tradito, nell’azzurro incorruttibile di quel cielo di frontiera.Trieste."