La trilogia del tempo che muore, è un’opera poetica che si compone in tre raccolte di liriche: “L’esilio del tempo”, “Oltre il silenzio”, “Il tramonto dei sogni”. La sua poetica è stata la condizione esteriore e interiore della vita d’un uomo e il suo intimo cammino attraverso il tempo, il tempo della vita e del suo disvelarsi. (Vita d’uomo - Giuseppe Ungaretti). In un mondo totalmente impoetico, privo d’ogni razionalità umana se non quella del dio denaro la poesia è l’essenza della vita umana. Se come scrisse Shakespeare “siamo fatti della stessa pasta che sono stati fatti i sogni” chi più della poesia ha interpretato il sogno umano da quando è apparso sulla terra. La poesia è la parte più sublime dell’anima umana può attraversare i misteri dell’universo e denudare gli aspetti più fragili e cupi intrinseci nella natura umana, ma può anche riscattarli sublimandoli. Lo sapevano bene gli antichi Greci che ne fecero un canto che si perde nell’eterno e i tragici con il loro teatro insegnarono ai posteri la vanità della vita. La trilogia del tempo che muore è un inno alla vita e alla sessualità della donna come mistero della natura, dove il tempo che passa si frantuma nello scorrere lento delle stagioni e si rinnova come in uno specchio nella ricerca della memoria, la dolorosa memoria, dove tutto si riassume come in un montaggio d’un film (Pier Paolo Pasolini). La mia poesia è una poesia di memoria come quella del Petrarca e del Leopardi che hanno tentato nel loro disperato grido di fermare il tempo, il tempo che fugge nel baratro del nulla. Mi sono fatto una domanda attraversando il tempo e il passare della mia vita: è valso vivere per la poesia? Sì, è stato uno dei sogni più belli della vita, con essa mi sono ubriacato di luce.