Gaio Pompeo Marcione è un affermato liberto, che potrebbe tranquillamente godersi le enormi ricchezze accumulate grazie alla sua abilità negli affari e alla sua accortezza negli intrighi di palazzo. L’unico suo cruccio è quello d’esser stato sbeffeggiato da Petronio, che nel suo “Satyricon” gli ha affibbiato il soprannome di Trimalcione. A sconvolgerne l’esistenza, siamo nel 79 d. C., arrivano però, quasi in contemporanea, l’eruzione del Vesuvio e un misterioso omicidio, del quale il vice prefetto della flotta di Miseno, braccio destro del celebre Plinio, gli chiede di occuparsi. Gaio è così costretto a indagare nell’oscurità che scaturisce dalle ceneri del vulcano e in quella ancor più fitta creata da un gruppo di congiurati, il cui obiettivo è, per quei tempi, il più elevato che si possa immaginare: l’imperatore Tito Flavio Vespasiano Augusto.