Spicca nel panorama italiano degli haijin questo autore che riesce ad essere classico, ma senza manierismi, e fortemente innovativo, ma senza artificiosi sperimentalismi. Il campo poetico unitario dell'ispirazione, stavolta, è la tundra, declinata con una inusitata fantasmagoria d'inflessioni, e così avvolgenti da portare il lettore dentro un viaggio imprevisto. Pagina dopo pagina questo esile libretto, composto da altrettante “esili” composizioni, gli haiku per l'appunto, aperti e subito sospesi secondo i canoni classici specifici del genere, si manifesta nell'animo del lettore come la rivelazione sistemica di orme a traccia di un avventuroso viaggio. Passando dai silenzi artici e dalla rarefazione di forme delle spoglie distese tundriche la pista porta ai ricchi silenzi tra le parole. Dapprima episodica e frammentaria, la tela non mostra trama né ordito; poi le pennellate dei singoli haiku divengono i filamenti di un percorso alchemico non lineare che si fa strada e a tratti esplode come le aurore boreali in magie di forme, geometrie e suggestioni.(Claudio Bedussi)