L'opera di un poeta, e in particolare di un poeta con una vita spericolata come Dino Campana, è ovviamente disordinata dal punto di vista dei mezzi fisici su cui è scritta e della mancata collazione sistematica. Morto a quarantasette anni in manicomio a Scandicci, dopo quattordici anni di degenza, ha lasciato poche opere pubblicate. Ma anche quelle poche, come i Canti orfici, sono quasi prive di editing e la prosa e la poesia (peraltro magari proprio per volere dell'autore) sono mescolate fino a farne un libro difficile da affrontare, sia per chi vuole un libro in prosa, sia per chi ne vuole uno di poesia. In questa edizione le poesie, scartate le prose "adiacenti", sono raccolte in forma completa, decontestualizzate in ordine alfabetico, per valorizzarne l'importanza una per una come singoli componimenti in versi. Trovavo imbarazzante che la lettrice che andasse in cerca dell'opera di uno dei massimi poeti italiani del Novecento dovesse accontentarsi di titoli parziali da cui spesso nemmeno si capisce il contenuto effettivo del volume. Qui non c'è apparato critico, non ci sono note, non c'è biografia: la lettrice potrà stare a tu per tu col poeta e con la sua produzione senza interferenze obbligatorie, con la possibilità, a margine, di approfondire tutte le informazioni contestuali da altre fonti. Le iniziali di ogni verso maiuscole, come si usa in inglese, sono desumibili dagli originali manoscritti tuttora conservati.
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