49 autori in 46 racconti noir. Un buon racconto noir, come una portata fino a quel momento sconosciuta, deve incuriosire, avvincere e infine sorprendere, lasciandosi dietro il piacere di averlo gustato unito a un senso di lieve malinconia per essere giunti alla parola ‘fine’.
Per molti detective nati e cresciuti nelle pagine dei libri il cibo ha giocato e gioca un ruolo importante: il geniale buongustaio belga Hercule Poirot si dispiace di non potersi concedere più di tre pasti al giorno; Nero Wolfe detesta abbandonare la propria abitazione ma partecipa al convegno dei Quinze Maîtres, i migliori al mondo; il metodico e umanissimo Maigret predilige piatti tradizionali francesi: se non preparati da sua moglie, da consumare nel bistrot Dauphine; l’amatissimo Montalbano una volta apostrofa malamente il suo vice Mimì Augello ‘colpevole’ di aggiungere parmigiano sulla pasta alle vongole; Pepe Carvalho si spinge oltre, sostenendo che “ l’arte culinaria è una maschera di morte. Per mangiare, bisogna ammazzare”.
Ma per tutti questi personaggi il cibo è stato utilizzato come ‘contorno’ per meglio caratterizzarli - il fulcro del crimine è sempre altrove - mentre nei quarantacinque racconti di questa antologia i l cucinare o il mangiare non appaiono marginali rispetto alle storie narrate, ma hanno un ruolo centrale nella loro trama e spesso nelle location – cucine domestiche, ristoranti, bar, alberghi, paninoteche o campi di gare culinarie – ove si muovono i protagonisti.
I protagonisti…in questa terza antologia di racconti che dedichiamo al nostro editore è sempre lui, Marco Frilli, a rapportarsi (vivace protagonista o umanissimo caratterista) con gli investigatori ‘seriali’ - creati dai suoi autori e non solo – e con criminali e vittime di turno, mentre è sembrato conseguenziale destinare i proventi del volume a chi cura i disturbi del comportamento alimentare.
“ L’arte del cucinare condivide qualcosa di importante con la soluzione di un mistero, devi raccogliere gli ingredienti nelle stesse modalità. Se i gialli contengono ricette per omicidi, ben volentieri contengono anche ricette per del buon cibo”. Jeanine Larmouth
Per molti detective nati e cresciuti nelle pagine dei libri il cibo ha giocato e gioca un ruolo importante: il geniale buongustaio belga Hercule Poirot si dispiace di non potersi concedere più di tre pasti al giorno; Nero Wolfe detesta abbandonare la propria abitazione ma partecipa al convegno dei Quinze Maîtres, i migliori al mondo; il metodico e umanissimo Maigret predilige piatti tradizionali francesi: se non preparati da sua moglie, da consumare nel bistrot Dauphine; l’amatissimo Montalbano una volta apostrofa malamente il suo vice Mimì Augello ‘colpevole’ di aggiungere parmigiano sulla pasta alle vongole; Pepe Carvalho si spinge oltre, sostenendo che “ l’arte culinaria è una maschera di morte. Per mangiare, bisogna ammazzare”.
Ma per tutti questi personaggi il cibo è stato utilizzato come ‘contorno’ per meglio caratterizzarli - il fulcro del crimine è sempre altrove - mentre nei quarantacinque racconti di questa antologia i l cucinare o il mangiare non appaiono marginali rispetto alle storie narrate, ma hanno un ruolo centrale nella loro trama e spesso nelle location – cucine domestiche, ristoranti, bar, alberghi, paninoteche o campi di gare culinarie – ove si muovono i protagonisti.
I protagonisti…in questa terza antologia di racconti che dedichiamo al nostro editore è sempre lui, Marco Frilli, a rapportarsi (vivace protagonista o umanissimo caratterista) con gli investigatori ‘seriali’ - creati dai suoi autori e non solo – e con criminali e vittime di turno, mentre è sembrato conseguenziale destinare i proventi del volume a chi cura i disturbi del comportamento alimentare.
“ L’arte del cucinare condivide qualcosa di importante con la soluzione di un mistero, devi raccogliere gli ingredienti nelle stesse modalità. Se i gialli contengono ricette per omicidi, ben volentieri contengono anche ricette per del buon cibo”. Jeanine Larmouth