Pippo Nasca che vive sulla sua pelle il trauma di una guerra e un difficile dopoguerra, con le inevitabili limitazioni di libertà, fra la fame, la paura dei bombardamenti, il mercato nero, la mancanza di tutto, anche delle cose più ovvie come le lampadine. L’esistenza grama della sua famiglia, costretta da Catania a svernare per motivi di lavoro del padre in altri paesi dell’entroterra siciliano, fa da contorno alle altre esistenze magari meno fortunate dalla loro, ma tutte legate da un senso di solidarietà. Non mancava, sia durante la guerra che nel dopoguerra, la presenza dei furbi che sfruttavano la bontà e la generosità degli altri. Ma erano presenti anche i lavoratori onesti che godevano di vari nomignoli in base alle abitudini alimentari, alle capacità, al mestiere svolto.