La figura di Gianfranco Contini ha una rilevante importanza nel panorama letterario della metà del Novecento, in quanto egli non fu solo critico e filologo, ma anche scrittore e traduttore. Inoltre si devono a lui nuovi metodi ecdotici che, partendo dalla critica testuale, permettono di ricostruire il processo formativo del testo in tutte le sue implicazioni storiche, estetiche e stilistiche attraverso l'analisi delle varianti. L'opera si propone di fornire un quadro biografico del critico e del suo operato accademico e letterario; nella seconda parte viene analizzato il particolare rapporto umano e professionale nato tra Contini e il grande poeta Montale, attraverso l'analisi del carteggio intercorso tra i due e tramite i saggi critici che Contini dedicò alla poesia montaliana. A dimostrazione del fatto che la poesia non può prescindere da un uso sapiente e meditato del linguaggio.