Ho sempre provato un brivido strano nella lettura dei grandi autori, italiani e non. Li ho sempre invidiati, continuerò a farlo per il resto della vita; non avrò mai la loro fantasia, la ritmica degli endecasillabi, l’eleganza della parola, nè la stessa straziante disperazione che li portò a riflettere, nè una forte passione tanto da far uccidere qualcuno, sè stessi o i propri personaggi. Non godo di un talento inoppugnabile, vengo messa continuamente in discussione: dalla scuola, dagli insegnanti; dalla scuola, dagli insegnanti; dalla scuola, dagli insegnanti. Ma la vita ti impone di dire qualcosa e, a meno che non sia chiaramente sgrammaticato, ognuno di noi può farlo.