Il Tor non è una gara per la maggior parte dei concorrenti. È una continua ricerca di se stessi. Una lotta che si protrae per salite e discese che sembrano non finire mai, nell’attesa di un po’ di meritato riposo nelle basi vita, che appaiono sempre più lontane. Un succedersi di stati d’animo che vanno dalla felicità più sfrenata alla peggiore delle depressioni. Dalla speranza, alla contemplazione di una natura spesso inospitale ma di una bellezza inimmaginabile. Si convive per giorni in un limbo che solo alla fine diventerà reale e ci accompagnerà anche dopo, a casa e nelle nostra quotidianità. Dopo che l’edizione del 2015 era stata interrotta per le avverse condizioni climatiche, non erano tante le possibilità di poter prendervi parte anche l’anno successivo. Mesi di preparazione vanificata da quella che onestamente era sembrata da subito un’edizione maledetta dal tempo. Poi il sorteggio del febbraio 2016 e di nuovo mio nome nella lista dei fortunati. Un’altra chance Massimo, un altro giro tra quelle vette che bonariamente chiamano Colli. Ancora una volta sudore, pioggia, caldo, notte, amicizia, vento, gioia, alba e tramonti avrebbero fatto parte della mia vita e scandito i miei passi. Infine la consapevolezza che il Tor è un sogno da cui non vorresti svegliarti mai e per certi versi porterai sempre dentro di te!