Luigi Capuana, maestro del verismo, più noto per il suo capolavoro "Il marchese di Roccaverdina", si cimenta qui in due racconti brevi dell'orrore, "Un vampiro" e "Fatale influsso".
Da "Un vampiro":
E, nelle prime ore di quella notte, accadeva proprio com’egli aveva pensato. La signora Luisa girava gli spauriti occhi attorno, tendeva ansiosamente l’orecchio... Niente. La culla rimaneva immobile: il bambino, pallido pallido, dimagrito, dormiva tranquillamente. Quando nell’istante che il suo sguardo si era rivolto verso la culla, si accorse di un lieve movimento di essa, il quale non poteva esser prodotto da nessuno di loro perché la signora Luisa e Lelio gli sedevano dirimpetto e discosti dal posto dov’era la culla. Non poté far a meno di fermarsi, di farsi scorgere, e allora Luisa e Lelio balzarono in piedi.
Il movimento era aumentato gradatamente e quando la signora Luisa si volse a guardare là, dove gli occhi di Mongeri si erano involontariamente fissati, la culla si dondolava e sobbalzava.
“Eccolo!”, ella gridò. “Oh, Dio! Povero figliuolino!”.
Fece per accorrere, ma non poté. E cadde rovesciata su la poltrona dov’era stata seduta fin allora. Pallidissima, scossa da un fremito per tutta la persona, con gli occhi sbarrati e le pupille immobili, balbettava qualcosa che le gorgogliava nella gola e non prendeva suono di parola, e sembrava dovesse soffocarla.
Da "Un vampiro":
E, nelle prime ore di quella notte, accadeva proprio com’egli aveva pensato. La signora Luisa girava gli spauriti occhi attorno, tendeva ansiosamente l’orecchio... Niente. La culla rimaneva immobile: il bambino, pallido pallido, dimagrito, dormiva tranquillamente. Quando nell’istante che il suo sguardo si era rivolto verso la culla, si accorse di un lieve movimento di essa, il quale non poteva esser prodotto da nessuno di loro perché la signora Luisa e Lelio gli sedevano dirimpetto e discosti dal posto dov’era la culla. Non poté far a meno di fermarsi, di farsi scorgere, e allora Luisa e Lelio balzarono in piedi.
Il movimento era aumentato gradatamente e quando la signora Luisa si volse a guardare là, dove gli occhi di Mongeri si erano involontariamente fissati, la culla si dondolava e sobbalzava.
“Eccolo!”, ella gridò. “Oh, Dio! Povero figliuolino!”.
Fece per accorrere, ma non poté. E cadde rovesciata su la poltrona dov’era stata seduta fin allora. Pallidissima, scossa da un fremito per tutta la persona, con gli occhi sbarrati e le pupille immobili, balbettava qualcosa che le gorgogliava nella gola e non prendeva suono di parola, e sembrava dovesse soffocarla.