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Queste ‘nuove’ interviste che raccolgono almeno tre corpus distinti: il primo risale a circa un quarto di secolo fa, quando iniziavo come giornalista free lance nelle cosiddette radio libere o per testate locali e underground. Il secondo e il terzo a epoche assai più recenti, quando, dopo una lunga pausa dovuta anche a un allargamento di interessi culturali sia per le discipline (più cinema che musica per tutti gli anni Novanta) sia come metodologie (gli alti studi non la critica militante), mi sono riaccostato, quasi con entusiasmo giovanile al ‘genere intervista’ che considero una forma…mehr

Produktbeschreibung
Queste ‘nuove’ interviste che raccolgono almeno tre corpus distinti: il primo risale a circa un quarto di secolo fa, quando iniziavo come giornalista free lance nelle cosiddette radio libere o per testate locali e underground. Il secondo e il terzo a epoche assai più recenti, quando, dopo una lunga pausa dovuta anche a un allargamento di interessi culturali sia per le discipline (più cinema che musica per tutti gli anni Novanta) sia come metodologie (gli alti studi non la critica militante), mi sono riaccostato, quasi con entusiasmo giovanile al ‘genere intervista’ che considero una forma letteraria, mediologica e comunicativa di grande spessore intellettuale, se a gestirla bene sono i due attanti della stessa comunicazione-intervista: l’emittente e il recettore, l’intervistatore e l’intervistato. Tra il secondo e terzo corpus vige solo una differenza contenutistica: l’ultimo, recentissimo, concerne una serie di domandine più o meno similari che ho rivolto a personaggi tra loro anche molto differenti. Per spiegare anche le motivazioni di questo nuovo libro, è successo – alla fine del secolo scorso – che l’Università Cattolica, presso l’attuale Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo, ha attuato un Master in Comunicazione Musicale, unico nel proprio genere in Italia e forse in Europa. In questo Master ho il piacere e l’onore di insegnare Storia della Musica Afroamericana e talvolta anche Musica Filmica e Storia della televisione. Comunicazione Musicale è pertanto un modello formativo dove accanto alla precipua riflessione teorica, che sui media costituisce da sempre un vanto dell’Università Cattolica, si è affermato un tipo di attività ‘pratica’ in cui, anche nel mio caso, sono frequenti gli incontri con gli operatori professionali, ovvero, per dirla in altre parole, con i musicisti, sempre Musicisti con la Emme maiuscola. Forse spinto da quest’attività didattica, ho intensificato quella giornalistica con nuove mie collaborazioni a riviste musicali, letterarie e mediologiche di consolidata tradizione o di recente esperienza, aggiungendo alle classiche mansioni (saggi, recensioni, schede) un mio rinnovato interesse per il ‘genere-intervista’ che ho persino intensificato negli ultimi due-tre anni proprio con i mezzi sopraelencati: il quadernino, il magnetofono, il computer, ossia scrittura, oralità, multimediale, o per altri versi l’incontro amichevole, il dialogo fuggente, il botta-e-risposta con le ultime tecnologie. Ne è nato un florilegio di ‘confessioni’ musicali con una quantità eterogenea di artisti importanti, forse ancora misconosciuti, ma tutti di estrema dignità culturale. Pur occupandomi di jazz nell’insegnamento e da giornalista, ho preferito qui allargarmi, spaziando di proposito in settori a me cari, dalla musica classica contemporanea alla ricerca etno-folklorica, dalla canzone d’autore al rock d’avanguardia. Non ci sono solo musicisti tra gli intervistati: ho voluto anche confrontarmi con quei personaggi che in modi diversi hanno a che fare con il linguaggio sonoro, dagli studiosi ai critici, fino agli esponenti di altri linguaggi espressivi (cinema, teatro, letteratura, grafica, pittura, televisione, fotografia). Anche i contenuti delle settantotto interviste sono purtroppo eterogenei perché variegate erano le occasioni per intervistare, molte commissionate su argomenti specifici, altre impostemi su temi rigidi, altre ancora mandate avanti a ruota libera. Questo spiega la ‘banalità’ di alcune domande obbligate e ripetute, alle quali tutti, dico, tutti i musicisti hanno risposto mediante un’autorevolezza e una competenza che hanno riscattato gli assunti talvolta semplicistici dell’intervistatore. E questo mi rende ancor più orgoglioso, per la ricchezza che si è trasferita dalla domanda alla risposta. (dall'introduzione dell'Autore)