“Silenzio! Pensare è fastidioso” così Sherlock (Benedict Cumberbatch nella serie tv Sherlock della BBC One) apostrofa coloro che assistono alla sua eccentrica ricerca di indizi in Uno studio in rosso. Perché prima di pensare occorre raccogliere più dati possibili. È il metodo deduttivo alla Sherlock che Conan Doyle prende in prestito dal dott. Bell, suo professore all'Università. È il metodo che Sherlock applicherà in tutte le sue successive indagini: “Lo studio è il metodo di indagine dell'investigatore londinese: grande capacità di osservazione e analisi di ogni possibile dettaglio e aspetto, prima di una qualsiasi interpretazione su un fatto accaduto. E poiché il fatto accaduto è un fatto di sangue, lo studio è in rosso” (dall'introduzione di Manuela Ottaviani). Operando in questo modo, anche noi potremo dire, con l'investigatore londinese: “Elementare, Watson!”. Perché Sherlock giganteggia sempre e comunque sul pavido e ordinario Watson. Con questo libro viene, dunque, riproposta al pubblico la prima avventura di Sherlock Holmes, in una snella e scattante traduzione arricchita da una nuova, avvincente introduzione e da una originale nota biografica sull'autore. E, tra le tante scoperte che troverete nel libro, c'è l'interesse di Conan Doyle per le esperienze psichiche e lo spiritismo, quasi un omaggio inconsapevole dello scrittore inglese al naturale erede di Sherlock: Dylan Dog.