Tutta la letteratura utopistica da Platone in poi mette in scena un modello di società perfetta in cui i cittadini vivono felici, senza però spiegare come sono arrivati a organizzare la vita in quel modo. Il modello dell'utopia somiglia a un sogno realizzatosi naturalmente, per volontà degli dei. Nell'educazione civile che queste opere portano, l'ingiustizia è un fenomeno estraneo all'ideale della società perfetta, dovuta soltanto alla malvagità dell'uomo. Quel che manca alle utopie del passato è la coscienza del percorso doloroso e degli sforzi collettivi necessari al conseguimento della giustizia sociale, come ha insegnato la storia degli ultimi due secoli: la repubblica dei giusti non è un dono del cielo, ma il frutto di un cammino lungo e disseminato di tragedie, dove l'utopia non è nemmeno un punto d'arrivo dato che può in ogni momento risolvere nel suo opposto, la tirannide e la distopia, quando cittadini dell'isola non riescono a difendere la libertà conseguita. In questo libretto si racconta il mito dell'utopia nel linguaggio del racconto filosofico, comprensibile anche a un bambino: la vita scorre felice sull'isola che si trova in nessun luogo, quando un mago senza scrupoli con arte e inganno rompe l'armonia della società perfetta introducendovi la speculazione, la violenza e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. I figli delle fate dovranno riconquistare la libertà perduta scacciando il crudele tiranno. Un poemetto in terzine di endecasillabi, il commento musicale è stato scritto per pianoforte dallo stesso autore della parte letteraria. Su richiesta anche in edizione a stampa e in audiolibro.
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