Il Tempo, appunto, è il grande discrimine cui Belcastro affida i propri pensieri. Il tempo del passato, dell’infanzia, dei giochi in campagna, dei primi amori; il tempo del presente, della maturità, della disillusione, del dolore. Un tempo, ancora, che riesce a vedere solo nel futuro una speranza. Una speranza, badiamo bene, non una certezza. Con la maturità Belcastro ha imparato che nulla è certo, soprattutto nulla che abbia a che vedere con l’essere umano, destinato a seguire quello che il Fato ha stabilito per lui. O forse no, forse è vero che l’uomo ha ancora, come ha avuto in passato, la possibilità di determinare il proprio cammino. Uno scetticismo di fondo vela la raccolta di un sottile pessimismo che, tuttavia, a volte lascia il passo a un ottimismo silenzioso, discreto, che quasi teme di mostrarsi ma che è lì, forte suo malgrado, a far sentire la propria flebile voce.(dalla Prefazione)