Io sarei un grande esploratore, se sapessi che cosa esplorare. Purtroppo, in questo mondo, non c’è più niente di misterioso e di ignoto; le scoperte continue, specie nel XX secolo, hanno messo a nudo tutto o quasi il nostro pianeta. Anche i viaggi ai poli hanno perduto per il pubblico qualsiasi attrattiva di curiosità. Ai poli c’è stata ormai troppa gente. Non solo: ma questa gente ha deluso le legittime aspettative di chi si immaginava i poli come i rifugi di tutte le cose straordinarie della natura: terre vulcaniche, popolate di mostri, isole di fuoco, abissi con movimento rotatorio, serbatoi di elettricità e di calore, terre accoglienti organismi sconosciuti, metà vegetali, metà animali: e via su questo tono. Invece, nulla. Gli esploratori polari hanno accuratamente diffuso per il mondo la notizia che ai poli non c’è nulla. Al Polo Nord si stende l’oceano, eternamente ghiacciato; al Polo Sud, uguale desolazione: qualche rara isola emerge in quel caos di nevi e di ghiacci; ma con rupi aspre e taglienti, prive di qualsiasi accenno di vegetazione, e dove si guarderebbero bene di fare il nido anche i pinguini, animali di facile contentatura. Molti si domandano perchè, nonostante i poco confortevoli resultati dei viaggi nelle regioni polari, anche oggi si continua a profonder quattrini e ad arrischiar vite umane in si mili imprese che non hanno alcuno scopo ideale o pratico.