“Approfitta del tuo viaggio e ricordati del tuo amico Montaigne che vuole che si viaggi per riportare principalmente l’indole delle nazioni e le loro usanze, e per ‘sfregare e limare il nostro cervello con quello degli altri’. Va’, osserva e prendi nota; non viaggiare come uno speziale né come un commesso viaggiatore”.Questo scrive Achille Cléophas Flaubert, padre di Gustave, al figlio alcuni giorni dopo la sua partenza per il sud della Francia, viaggio premio compiuto terminati gli studi superiori.La luminosità e l’esotismo del sud, l’azzurro del Mediterraneo preannunciano a Flaubert quell’Oriente che sognava dalla prima giovinezza e già allora affidava alla scrittura.Il viaggio in Corsica fa quasi toccare con mano il sogno orientale dei racconti giovanili:“Amo molto il Mediterraneo, ha qualcosa di serio e di delicato che fa pensare alla Grecia, qualcosa d’immenso e di voluttuoso che fa pensare all’Oriente”. E una bella pagina sulla brulicante vitalità di Marsiglia dice come già in questa città Flaubert abbia visto muoversi tutta l’umanità che su questo mare vive. Dopo aver soggiornato a Bordeaux, si dirige in carrozza verso Bayonnne, Biarritz, i Paesi Baschi e i Pirenei (Bagnèrese-de-Luchon, Saint-Savin, Saint- Bertrand-de-Comminges,Tolosa), la Linguadoca (Carcassonne), Arles, Marsiglia, Tolone e poi per mare in Corsica: da Ajaccio inizia un viaggio verso Vico e altri paesini corsi per arrivare infine a Bastia e tornare a Marsiglia.