La vita, la morte e i miracoli del venerabile eremita fra Pietro Gazzetti (Poggio di Moncerrato, 28 gennaio 1617 - Noto, 24 ottobre 1671) tornano alla luce a quattrocento anni dalla sua nascita, restituendo al pubblico contemporaneo una singolare figura di uomo penitente e caritatevole, realmente pellegrino sulla terra dalle suggestive alture dell’Appennino tosco emiliano ai selvaggi e romiti ritiri siciliani, interprete di una sensibilità religiosa severa e ascetica non sempre in consonanza con lo spirito del suo tempo.
Il ritratto a tutto tondo del frate eremita è affidato alla penna esperta e allo spirito acuto del gesuita Francesco Maria Quattrofrati, che a vent’anni dalla morte di Gazzetti, nel 1691, redasse sulla base di numerose testimonianze una prima edizione modenese della Vita del Venerabile Servo di Dio Fra Pietro Gazzetti Eremita, testo poi riproposto in seconda edizione per cura di un tipografo di Noto, sua terra d’adozione.
La terza edizione che si ripropone oggi, a cura di Zita Casolari e Giorgio Montecchi, è una ragionata e rispettosa riproduzione dell’opera di Quattrofrati, della quale si mantiene viva la coloritura e intatta la vivacità del racconto, mentre si riplasmano a favore di una lettura più piana ed agevole le asperità e le involuzioni della prosa secentesca. In questo modo fra Pietro Gazzetti può ancora parlare all’uomo e alla donna di oggi, intercettando o talora risvegliando interessi e sensibilità che non sono né meramente storici né puramente spirituali, ma riguardano nel suo complesso la natura umana.
Il ritratto a tutto tondo del frate eremita è affidato alla penna esperta e allo spirito acuto del gesuita Francesco Maria Quattrofrati, che a vent’anni dalla morte di Gazzetti, nel 1691, redasse sulla base di numerose testimonianze una prima edizione modenese della Vita del Venerabile Servo di Dio Fra Pietro Gazzetti Eremita, testo poi riproposto in seconda edizione per cura di un tipografo di Noto, sua terra d’adozione.
La terza edizione che si ripropone oggi, a cura di Zita Casolari e Giorgio Montecchi, è una ragionata e rispettosa riproduzione dell’opera di Quattrofrati, della quale si mantiene viva la coloritura e intatta la vivacità del racconto, mentre si riplasmano a favore di una lettura più piana ed agevole le asperità e le involuzioni della prosa secentesca. In questo modo fra Pietro Gazzetti può ancora parlare all’uomo e alla donna di oggi, intercettando o talora risvegliando interessi e sensibilità che non sono né meramente storici né puramente spirituali, ma riguardano nel suo complesso la natura umana.